di Lino Petito | 22 Febbraio 2013
RECENSIONE | Nemmeno il tempo di terminare il tour fittissimo di date e con un riscontro da parte del pubblico più che soddisfacente che i Marta sui Tubi, gruppo pop/rock della scena indi italiana, ha esordito a Sanremo con due brani inediti e presenti nella loro ultima fatica Cinque, la luna e le spine.
Come spiega Giovanni Gulino il frontman della band, quest’album vuole raccogliere tutte le esperienze dei precedenti album a partire dal titolo cinque come gli ultimi anni in cui stabilmente il gruppo mantiene la formazione composta appunto da 5 elementi e sempre cinque come il quinto comandamento “non uccidere”, perchè come ancora spiega Giovanni “Nessuno infatti ha il diritto di vendicarsi sul prossimo che l’ha offeso e questo, al di là dei tentativi di talune religioni di rivendicare l’esclusività del rispetto di tale valore, è al contrario universale.”
Si narra infatti che nel medioevo Dio esiliò Caino sulla luna per far espiare le sue colpe con una fascina di spine sulla schiena da questa leggenda vien fuori che le macchie nere della luna siano appunto le spine di Caino.
Metaforicamente e spesso in chiave ironica i Marta sui Tubi ripercorrono l’espiazione delle colpe in modo tale da trovare la giusta chiave per l’assoluzione delle stesse. Alcuni brani tra cui Grandine, Vorrei, Vagabond home, Tre ed Il Collezionista di Vizi incapsulano al meglio il riscatto relativo alle colpe.
Musicalmente l’album è ben bilanciato in sonorità tipiche ma pur sempre personalizzate dal gruppo, si passa infatti tranquillamente da input classici come Vorrei e Dispari (sicuramente arrangiati per le sonarità sanremesi) al blues punzecchiato di Tre allo stacco psichedelico de Il Collezionista di Vizi.
Il disco risulta fluido concreto e positivo in tutte le sfaccettature, mai banale sia nei testi che nella musica, dove proprio in quest’album la componente elettrica ha avuto nuovo e maggior contrasto.
Possiamo tranquillamente dire che fino ad oggi i Marta sui Tubi ci aveno ben abituati e con quest’ultimo album ci hanno dato la possibilità di conoscere nuove sonorità di minor presenza nei precedenti album.
Un album dunque che è una chicca della musica italiana da ascoltare fedelemente e lasciarsi trasportare dalla splendida voce di Giovanni Gulino e dagli enfatici giri di chitarra di Carmelo Pipitone.
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