di Cosimo Centonze | 12 Febbraio 2014
RECENSIONE | Trattasi di un film eccessivo, lo è in tutto, in ogni elemento, in ogni angolo a cominciare dalla estrema bravura di Di Caprio, che conferma ancora una volta, se ce ne fosse ancora bisogno, di essere dannatamente e mostruosamente bravo, pienamente credibile nella parte di eroe-antieroe sempre in bilico tra l’autocelebrazione e la dissolvenza, così vero nel suo essere senza schemi, senza regole e senza morale alcuna (ci si può presentare in quello stato, alla zia della propria neo-mogliettina, appena pronunciato il fatidico si?). Ma se l’eccelso colpisce in positivo sia nella suindicata bravura del protagonista e correlativamente dei suoi aiutati-faccendieri, tutti vice-direttori, sia nel ritmo incalzante e vorticoso ( i 180 minuti scivolano via abbastanza velocemente), un montaggio scoppiettante, che rilancia immagine su immagine, un tono lisergico e grottesco, lo stesso non può dirsi dell’eccesso presente nelle altre componenti del film. In primis, occorre chiedersi se fosse davvero necessario, per uno dei migliori, se non il migliore, autore di cinema viventi, affidarsi cosi, come corpo morto cade, a un film che, per risultare gradevole, deve giocoforza essere cosi eccessivo.
Era davvero necessario, per un regista di tale carisma, bravura ed efficacia, presentare un film cosi eccessivo? Cosi pieno? Cosi estremo? Secondo chi scrive no, un genio non ha bisogno di calcare la mano, di farsi notare con tanto clamore, come il primo della classe con il ditino in alto puntato, sempre pronto a rispondere alle domande della maestra. Sarebbe bastato non eccedere, ovvero mantenersi su una linea, non dico più sobria ma quantomeno discreta, alludo, come di facile intuizione, alle scene di sesso, su cui, mi premerà ritornare.
So già cosa sosterranno i fans di questo film e del buon Martin: è normale che ci sia tanto eccesso! Era necessario per descrivere appieno quel tipo di storia, ed è normale che Scorsese, abbia voluto fare questo film dopo il delicato Hugo Cabret, e considerando che, quest’ ultimo suo lavoro rappresenta l’anello conclusivo della saga sul potere iniziata con l’immenso (questo si!) Quei bravi ragazzi (Goodfellas,1990) e proseguito con lo sfavillante Casinò (1995).
A queste due obiezioni, invero molto solide, si può, con altrettanta forza replicare, dicendo rispettivamente che tanti nudi, in un film non per adulti, non si erano mai visti! Per carità non si tratta di eccesso di bigottismo, ma soltanto che, per rendere credibile la storia, non era davvero necessario calcare troppo la mano, mentre per la seconda circostanza si può riflettere sul fatto che si è puntato, su un cavallo, con i tempi che corrono, troppo sicuro, parlando unicamente di sesso, soldi, potere e droga, anestetizzanti che oramai, inquinano tutto il nostro mondo, in primis la volgarissima televisione.
Però per un regista di questa immensa bravura, non scommettere, non rischiare e non osare, rappresenta un piccolo passo indietro, rallentamento identificato anche dal fatto che la parabola dell’homo novus stile Mario, venuto dal nulla che, grazie alla propria caparbietà, conquista il proprio successo né è pieno tutto il cinema, e il fatto che tutto ciò avvenga nel mondo della finanza non fa che far scivolare, questo, comunque discreto lavoro, nel vuoto cliché del già visto, in fondo ricalca l’ ascesa-caduta di Tony Montana in Scarface per esempio, anche se lì viene descritto l’ambiente malavitoso di Miami.
Circa la presenza delle scene di sesso, mi duole osservare come ogni elemento presente in un film di questa elevatura, non sia mai casuale, quindi mi sono chiesto? Perché? Perché ci sono cosi tante scene orgiastiche? Non per mera descrizione, perché in relazione sistematica, alle altre sfarzosità del protagonista, sono presenti in misura di gran lunga maggiore, non certo per provocare uno shock come ama fare Polansky. Non rimane che una soluzione, la più banale: attirare pubblico.
Scelta giustissima, ma che non mi aspettavo da un Gigante della macchina da presa, cosi come non mi aspettavo che egli scadesse nello stantìo odore del vecchio con la descrizione di un broker finanziario come uno squallido e avido approfittatore dell’ingenuità altrui.
Un altro paragone che può essere proposto tra Jordan ( e di riflesso la sua cricca di spiantati) e Tony Montana, consiste nella assolutamente mancanza di pentimento, di redenzione o di dubbio, sono, cioè, dei personaggi cosi pienamente vuoti da non avvertire nessun impulso al cambiamento: come squali famelici azzannano tutte le donne, inalando qualsiasi cosa e auto-distruggendosi in una polvere di stelle e denaro cadente, persino i ragazzacci di Trainspotting, qualche domandina se la pongono.
Il tono clownesco ci regala però due scene mirabili e assolutamente da sottolineare: quella della riunione avente ad oggetto il lancio dei nani contro il bersaglio, e soprattutto la serietà e la cura con cui si prepara tale impresa, ( attenti! Parlano tra di loro! Si confrontano!) elementi ovviamente sconosciuti durante la consueta attività lavorativa, e la scena in cui si vede il nostro eroe strisciare (tanto per rimanere in tema) semiparalizzato da un potentissima droga che ha assunto in doti massicce. Senza dimenticare il meraviglioso cameo di Matthew Mc Conaughey, forse l’attore del momento.
Concludo conservando la speranza di vedere Leo premiato con la statuetta dell’oscar per il miglior attore protagonista, ritenendo che, negli ultimi anni, abbia davvero conquistato questo titolo sul campo.
Valutazione: (3 / 5)
11 Febbraio 2014
12 Febbraio 2016
24 Gennaio 2016
28 Novembre 2017
26 Gennaio 2018
2 settimane ago
26 Gennaio 2018
Tutti i cittadini italiani portano in dichiarazione fiscale...26 Gennaio 2018
Nel calcolo dell’Indicatore Situazione Economica...26 Gennaio 2018
La formula di ospitalità del bed and breakfast (B&B)...26 Gennaio 2018
L’assegno al nucleo familiare (ANF) è un sostegno...