di Cosimo Centonze | 14 Marzo 2014
RECENSIONE | Questo film rappresenta un’innovazione, e dando un’occhiata al nome del suo autore ciò non costituisce certo un elemento di sorpresa, perché nel mondo delle commedie sentimentali, per quanto esse siano coinvolgenti, appassionanti e possano comunque considerarsi dei buoni films, sono la banalità, la retorica e la staticità del tessuto narrativo, i fattori che, quali zavorre ipotetiche impediscono al film stesso di spiccare il volo, non solo, dato che siamo di fronte a uno dei generi più inflazionati, appare chiaro come il rischio di mostrare qualcosa di già visto sia ampio.
Questo, grazie alla immensa bravura ed originalità di Jonze, non accade in Her, bisogna dare ampio merito a chi è riuscito a descrivere una storia d’amore affrancandosi dalla banalità e regalandone dei toni spiccatamente insoliti.
L’originalità aleggia nell’aria, filtra dalle fessure e irradia l’appartamento di Theodore, si perché essa non è rinvenibile unicamente nello sviluppo della relazione del protagonista con Samantha, infatti quante storie ambientate nel futuro parlano di sentimenti? Ben poche, la maggior parte delle pellicole che guardano al futuro hanno come scenario una guerra atomica, invasioni di alieni cattivissimi oppure scenari apocalittici con protagonista l’ultimo sopravvissuto, dopo un’epidemia, Jonze invece, attento al concetto di uomo-individuo e allo sviluppo delle relazioni umane, seppur strampalate, volge il proprio sguardo all’interno e non gettandolo tra asteroidi impazziti e flotte di omini verdi.
Questo racconto rappresenta assieme una speranza e una minaccia, la prima si esplicita nell’evenienza che, anche nel futuro, malgrado lo sviluppo della tecnologia, saranno sempre i sentimenti ad essere importanti, perché le relazioni tra individui saranno le sole capaci ad offrire un adeguato approdo della natura umana, ma anche una minaccia, non è raro vedere tutti da soli col proprio smartphone, rinchiusi in due cuffiette e qualche canzone scaricata, forse questo film rappresenta un ammonimento, un possibile sviluppo dell’attuale nostro rapporto con la tecnologia, certo non uno scenario totalmente negativo, difatti mentre il protagonista nelle vita reale è impacciato e insicuro, nella relazione con Samantha egli riscopre la serenità che gli permette di acquisire maggiore fiducia e il dominio dei propri sentimenti.
Sono tuttavia riscontrabili due pecche, due falle nel sistema, in primis pare che il bravissimo Joaquin Phoenix, renda al meglio quando dà vita a personaggi “cattivi” frustrati e ribelli, certo non è possibile che ad ogni rappresentazione possano toccare i livelli di assoluta eccellenza di “The Master”, ma era giusto aspettarsi un qualcosa in più, mentre è facile intuire come la storia nella parte che precede il finale risenta di qualche pesantezza.
Rimane comunque un prodotto valido, qualcosa per cui alzarsi dal divano, affrontare il vorticoso traffico cittadino e andare al cinema, ma pensandoci, ne varrebbe la pena comunque, andare al cinema è sempre una scoperta.
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