di Simona Colletta | 17 Aprile 2015
Sembra sia stato nuovamente sospeso l’abbattimento degli ulivi del focolaio di Veglie. Ambientalisti, gruppi dei centri sociali e persone arrivate in massiccia presenza da altri paesi delle province di Lecce, Brindisi e Bari sono fermi sul posto da tre giorni dall’inizio del presidio dei terreni.
«Non taglierete le nostre radici», è uno dei tanti messaggi che si leggono su striscioni e cartelli fissati ai rami degli ulivi. Sulla problematica dal punto di vista scientifico tanta confusione e mancanza di trasparenza, quella trasparenza che, a detta dei manifestanti, sta lasciando un vuoto chiarificatore che non consente ipotesi alternative se non l’abbattimento degli alberi. C’è da dire però che non pochi atteggiamenti stanno contribuendo ad alimentare la confusione: «Alcuni alberi vengono infatti evidenziati sul tronco con delle “X” abusivamente da persone non autorizzate, facendo pensare in questo modo che sia stata opera della Guardia Forestale», raccontano alcuni manifestanti presenti al presidio.
Se da una parte c’è chi trascorre notte e giorno nei terreni a difesa degli ulivi, dall’altra c’è anche chi è preoccupato dall’avanzare dell’infezione e vorrebbe invece che le piante malate venissero subito estirpate, sacrificando pochi esemplari finché si è ancora in tempo, onde evitare un abbattimento veramente massiccio. Dov’è quindi la verità? Sarebbe opportuno probabilmente un confronto con professionisti del settore scientifico che siano in grado di illustrare chiaramente le cause della problematica con analisi alla mano e dati concreti.
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