Ambiente /
di Simona Colletta | 25 Aprile 2015
VEGLIE | Il Comitato Ambiente Sano ha emesso un comunicato riguardante l’emergenza Xylella Fastidiosa, trasmesso al Presidente del Consiglio, al Ministro delle Politiche Agricole, al Presidente della Regione Puglia, al Presidente della Provincia di Lecce, al Commissario Straordinario per l’emergenza ed al Commissario Prefettizio di Veglie.
Questo è quanto viene riportato nel suddetto comunicato:
«E’ un fatto che da qualche settimana molti contadini, proprietari di uliveti sia grandi che piccoli, si stiano industriando e impegnando con entusiasmo e speranza a riprendere le buone prassi nel coltivare le proprie piante. Nelle campagne si sentono i motori forti dei trattori che arano la terra per estirpare le erbacce incolte che quasi si confondono con i rami bassi dei nostri ulivi. Si sentono le motoseghe che a tutto gas recidono i succhioni che soffocano la stessa pianta, tutti ad affannarsi in questa sembra una lotta contro il tempo, che vede, da una parte, il contadino che si prodiga a prendersi nuovamente cura delle sue piante e, dall’altra, le autorità che si affrettano a recidere alberi e a cospargere di pesticidi le campagne.
“Dal Male viene fuori il Bene” . La minaccia Xylella sta risvegliando in tutti noi non solo il senso di appartenenza e di attaccamento alla nostra terra, ma sta facendo anche riscoprire quelle che sono sempre state le buone prassi, i metodi tradizionali, quel poco che la pianta dell’ ulivo ci chiede per poter poi ricompensarci con il suo “ORO” sia lampante sia extravergine. Riemerge un retaggio del passato che ci ricorda che siamo figli di una CIVILTA’ RURALE. Dovremmo, nel nostro stile di vita, tenere sempre in considerazione questa innegabile verità e cioè che la natura non si cura della logica umana, giacché ne ha una sua propria, che riconosciamo solo quando ci schiaccia. E’ altrettanto vero che la natura in molti casi senza l’intervento dell’uomo“degenera”. Partendo da queste verità, la mano dell’uomo deve intervenire su di essa, deve compiere e realizzare le proprie opere non trascendendo da quello che è il significato intrinseco della stessa parola “mano”: le hanno chiamate così perché le loro opere devono permanere, devono essere riconosciute nel presente e ricordate dai posteri.
Premesso ciò chiediamo alle autorità competenti un impegno maggiore non solo nel fronteggiare il problema nell’immediato , ma soprattutto nella ricerca di una soluzione sostanziale per debellare del tutto la minaccia.
E’ vero che la piaga del disseccamento rapido degli ulivi ha gettato da subito tutti nello sconcerto, incredulità e impotenza, mettendo in evidenza a più livelli un sistema di controlli fitosanitari del materiale vegetale importato molto lacunoso e superficiale, ma è vero pure che mentre ci si sta concentrando tanto sulla zona cuscinetto, poco e niente si sta facendo nelle aree del sud Salento, maggiormente colpite, le quali fungono da vero e proprio serbatoio inesauribile di fitopatogeni verso il nord Salento. Cosa si sta facendo in merito? L’ informazione risulta molto frammentata e poco chiara e questo è un dato di fatto. Al di là dei trattamenti con fitofarmaci per fermare l’insetto vettore, trattamento che sembra possa essere preventivamente sostituito dall’aratura e altre buone prassi agronomiche, oltre a estirpare le piante infette o potenzialmente infette, si sta cercando una soluzione che sia meno drastica e invasiva, ma altrettanto valida ed efficace? Quanto sta investendo la Regione Puglia e il governo italiano in termini di finanziamento per la ricerca scientifica sia per capire meglio le cause della malattia ma soprattutto per capire di quali cure necessitano i nostri ulivi? Quale ricerca sta attuando l’Università del Salento o si sta invece chiudendo in un silenzio passivo, proprio quell’università che avrebbe dovuto rappresentare la punta di diamante e il volano di crescita e sviluppo del nostro territorio, investendo soprattutto in risorse umane piuttosto che soltanto in nuovi e grandi palazzi? Perché non si aprono tavoli di dialogo con quanti non concordano con il piano che si vuole mettere in atto e cercare una via condivisa per uscire insieme da questo problema che riguarda tutti?
Del disseccamento dell’ulivo è anche complice un modello di sviluppo che mira solo alla mera quantificazione economica di un bene prodotto, ignorandone completamente il contorno. Con la crisi dell’olivicoltura molti agricoltori hanno abbandonato (talvolta con colpe ingiustificabili) gli uliveti con ripercussioni negative soprattutto a livello ambientale – paesaggistico. Ma rischia di risentirne tutto un
sistema economico e sociale basato sulla stretta connessione ed interdipendenza tra agricoltura‐agroalimentare‐turismo. I nostri amministratori devono capire che l’agricoltura non è soltanto un comparto specifico dell’economia, ma è vita vera e propria. Perché le istituzioni non attuano un patto mutualistico e di reciproca responsabilità verso i veri attori della difesa e custodia del territorio, ovvero gli agricoltori? Tenere in ordine un bordo stradale, un canale, un muretto a secco, un appezzamento di terreno ha risvolti positivi ambientali anche per l’intera comunità: perché allora non incentivare queste buone pratiche in tempi di crisi con qualche misura di aiuto (per esempio la defiscalizzazione)?
Sono tante le domande che ci sorgono perché sono tantissime le incongruenze e le perplessità con cui i nostri politici hanno gestito l’intera vicenda, che sta assumendo le fattezze di una vera e propria piaga. Le scelte calate dall’alto non ci piacciono, la soluzione partecipata e condivisa dei problemi a partire dal basso invece riteniamo sia la doverosa modalità che rispetta e rispecchia l’intelligenza e la dignità dei salentini».
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