di Francesca Gravili | 12 Luglio 2015
RECENSIONE | Margherita ha appena compiuto quattordici anni.
E’ entrata nella fase dell’adolescenza, quell’età in cui tutto è nuovo, tutto si scopre per la prima volta.
I sentimenti fanno capolino, non rimangono più nascosti in qualche parte segreta del cuore, vengono finalmente alla luce.
Ben presto però la quiete che le apparteneva, verrà segnata dall’abbandono del padre.
Un messaggio in segreteria e tutte le sue sicurezze verranno cancellate in un baleno.
Ad accompagnarla nel percorso della sua vita ci saranno nonna Teresa, saggia e consigliera, come solo i nonni sanno essere, la fantasia del fratellino Andrea, la spensieratezza dell’amica Marta, la magia degli occhi di Giulio e il sostegno del professore di Italiano.
Proprio grazie a lui e alle parole travolgenti dell’Odissea, Margherita intraprende lo stesso viaggio compiuto da Telemaco alla ricerca del padre Ulisse.
E poi c’è Giulio, il ragazzo misterioso, dagli occhi quasi bianchi, bello e dannato, l’unico in grado di capire Margherita e sostenerla.
Partono insieme, alla ricerca del padre di Margherita, quel padre che avrebbe dovuto tenerle la mano in ogni momento, quel padre con cui avrebbe dovuto condividere i suoi dolori, le sue gioie, le sue paure.
Invece aveva tradito sia lei che Eleonora, sua moglie. Chissà se lei lo avrebbe mai perdonato, ma per amore di Margherita e di Andrea, per la promessa fatta davanti a Dio, avrebbe cercato di mettere insieme i cocci e ricostruire quello che un tempo erano: una famiglia.
Ma proprio mentre Margherita cammina in bilico su quel filo invisibile, come un funambolo, un giorno un brutto incidente le fa perdere l’equilibrio e la lascia cadere.
Entra in coma, ma lei sente attorno a se tutto l’affetto dei suoi familiare, persino di quel padre fuggito via.
Lui ritorna, ma riesce a malapena a guardarla. Sa di averla fatta soffrire e vuole rimediare ad ogni costo. Se lei tornerà alla vita, anche lui ritornerà nella sua, per sempre.
E’ questo il secondo romanzo di Alessandro D’Avenia, ”un romanzo di misericordia sull’uomo, alle prese con l’incompiutezza di un mondo che non si può definire in uno schema perché ci sono troppe cose che nessuno sa.”.
Sento di consigliare questo libro ad ogni ragazzo che vuole affacciarsi alla vita, non stancandosi mai di combattere per i propri sogni, per le proprie battaglie.
E’ una lettura leggera, che sa parlare con dolcezza e semplicità.
Ma lo consiglio anche ad un adulto, perché in queste pagine è scritta la storia di un uomo che ha paura dell’amore, ma che poi inevitabilmente lo fa suo, di come sia difficile saper amare a quarant’anni e di come invece un ragazzino riesce a saperlo fare con naturalezza.
Si parla di morte, di segreti svelati, di abbandoni, di perle racchiuse in conchiglie e di predatori.
A dispetto di chi critica questo romanzo, a me ha aperto il cuore, facendomi commuovere e facendomi apprezzare di più la vita.
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