di Francesca Gravili | 20 Luglio 2015
RECENSIONE | Quando ho aperto la prima pagina di questo libro, sono stata subito catturata dalla dedica scritta dall’autore, facendo mie le sue parole.
Lo scrittore in questione è Massimo Bisotti, noto per aver pubblicato a soli vent’anni la sua prima raccolta di fiabe dal titolo ‘Foto/grammi dell’anima. Libere (im)perfezioni.’
Proprio lui afferma che inizia a scrivere perché le parole hanno il potere di rimarginare le ferite, chiudendosi in cicatrici, dando vita ad un altro capolavoro ‘Luna Blu’.
Ma il libro del quale vi racconterò ha personalmente suscitato il mio interesse più dei precedenti, probabilmente perché ha raggiunto le corde della mia anima, come pochi autori riescono a fare.
Bisotti dedica il suo romanzo a chi non ha più voglia di seguire le regole dettate dalla razionalità, ma a chi si lascia trasportare dalle emozioni, dai sentimenti, proprio come le parole del suo libro riescono a fare. Parole mai scontate, mai superficiali, mai banali.
La trama ha come personaggi principali Patrick, giovane insegnante che decide di abbandonare la sua città per trasferirsi e reinventarsi.
Oltre ad essere un insegnante è anche un pittore con l’ossessione della perfezione e del suo lavoro che dominano all’interno di tutto il romanzo.
Patrick ha dipinto un quadro raffigurante una donna, ma il giorno della partenza, decide di darvi un’ultima occhiata, scoprendo che la tela non aveva più un volto: la donna che era stata da lui dipinta, non c’era più.
Sgomento, va via giurando che non sarebbe mai più tornato.
Altra protagonista è Raquel, che avrà un ruolo dominante nella vita del giovane pittore e che proprio lui scoprirà che è lei la donna del suo quadro.
“Il quadro mai dipinto” è un viaggio onirico che l’autore intraprende coi lettori. E’ magico, persuasivo e affascinante.
E’ un libro da tenere sempre in tasca, quel libro che ha la chiave per ogni risposta noi non riusciamo a trovare.
Un libro che va letto con una matita o un pennarello tra le mani, per sottolineare ogni passaggio che ti colpisce, che ti graffia un po’ l’anima.
«E’ proprio quando smetti di cercare che incontri qualcosa, qualcuno che aspettava te», recita Bisotti.
Noi che siamo sempre alla ricerca affannosa di quel qualcosa al quale non riusciamo a dare veramente un nome, forse siamo alla ricerca della perfezione, della felicità, non essendo in grado di capire che è inutile dannarsi, rincorrere qualcuno.
Presto quello che volevamo, lo troveremo, magari inaspettatamente.
Proprio come dice Bisotti, tutti vorremmo avere un posto nella vita di qualcuno dove nessuno ci potrà mai sostituire perché unici.
Tutti vorremmo avere un posto dove sentirci noi stessi e questo posto è proprio nelle braccia della persona che amiamo, quella che ci vorrà per sempre al proprio fianco perché tutti vorremmo «avere un posto nella vita di qualcuno dove siamo imbattili».
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