di Francesca Gravili | 29 Settembre 2015
RECENSIONE | Ogni volta che mi immergo in una nuova storia, in un nuovo libro, quando arriva la fine, l’ultima frase, l’ultimo punto, ci lascio dentro sempre un po’ di cuore.
Ed è proprio quello che è accaduto con questo nuovo romanzo, L’eleganza del riccio, di Muriel Barbery, pieno di sensibilità, raffinatezza, dolcezza, incanto, meraviglia. Non si riesce davvero a trovare un aggettivo negativo per descrivere questa storia geniale, ricca di colpi di scena.
Una trama piuttosto lunga e che può non essere apprezzata da tutti, ma scritta magistralmente e con tocchi di vera creatività.
E’ la storia di una portinaia, Renée, che in apparenza si presenta come una donna sciatta, priva di eleganza e finezza e che in realtà nasconde molti segreti, uno fra questi riguarda la sua cultura: tutti credono che non sia interessata a niente, ma in realtà ama la filosofia, l’arte, la musica e la cultura giapponese.
E poi c’è Paloma, una brillante dodicenne che, stanca di vivere e di vedere attorno a se gente superficiale, decide che il giorno del suo tredicesimo compleanno, si suiciderà.
Fino ad allora terrà un diario in cui scriverà tutto ciò che accade intorno a lei, e se ne varrà la pena, non si ammazzerà.
Il diario contiene questi titoli: Diario del movimento del mondo e Pensiero profondo. Nel primo parla delle piccole cose che vede accadere davanti ai suoi occhi e ne resta incantata quasi sempre, come quando assiste alla scena di due cani (maschio e femmina) all’interno dell’ascensore del palazzo in cui vive.
Nel secondo si interroga sui pensieri che le balenano in testa, sempre molto profondi, come ad esempio quando dice: «Ogni tanto gli adulti si prendono una pausa per sedersi a contemplare il disastro della loro vita. Allora si lamentano senza capire che, come mosche che sbattono sempre sullo stesso vetro, si agitano, soffrono, deperiscono, si deprimono e si chiedono quale meccanismo li abbia portati dove non volevano andare».
E un ultimo protagonista, Kakuro Ozu, un ricco giapponese che sconvolgerà la vita delle due donne, che entreranno ben presto in forte sintonia.
Una storia profonda, con personaggi e vicende altrettanto intense e appassionanti e una fine che lascia un po’ l’amaro in bocca.
Inoltre ho trovato molto bella e ricca di significato questa splendida frase scritta dell’autrice: «Madame Michel ha l’eleganza del riccio: fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata, come i ricci, animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti».
Un romanzo inedito, fuori dagli schemi classici, uno di quelli che si faranno ricordare e amare allo stesso modo.
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