di Cosimo Centonze | 24 Dicembre 2015
RECENSIONE | Lo volete un consiglio? Andate al cinema! Piove e non sapete cosa fare? Il cinema è la risposta, ci sarà sempre e comunque qualcosa da vedere. Uscite con un ragazzo/a che non sopportate e che volete azzittire non appena apre la bocca? Eh cavolo, al cinema non si parla! Su quanto questo divieto venga infranto, poi ne riparliamo. E’ mercoledì e la vostra squadra del cuore non gioca la Champions League, l’Europa Cup, la Mitropa cup o la Supercoppa del Nonno? Perbacco, il cinema costa addirittura di meno. Esce un nuovo Woody Allen e non andate a vederlo? Siete matti?
Sono ovviamente di parte nel commentare un film di Woody Allen, non ho visto tutti tutti i suoi lavori, per il solo motivo che non vorrei continuare a vivere senza la possibilità di vedere un nuovo Woody Allen per la prima volta. La sorpresa nel riscoprirlo ogni volta nuovo pur nei suoi temi classici è sempre un nuovo tuffo nel cuore che arriva fin dentro nell’anima.
Sorpresa ancora maggior scoprire che il caro vecchio newyorkese è tornato dalle parti di un altro grandissimo e amatissimo: Sir Alfred Hichtcock. Terreni già battuti con la perla di Crimini e misfatti (1989) Match point (2005) e Cassandra’s dream (2007). Il male visto come una soluzione di vita, quale rimedio concreto e tangibile a un’esistenza troppo teorica e filosofica ma così improduttiva di successi. E’ quanto inizia a pensare il professore di filosofia magistralmente interpretato da Joaquin Phoenix (il migliore attore degli ultimi anni, insieme al P.S. Hoffman e Michael Fassbender) così profondamente a suo agio nel ruolo di uomo perso e alla deriva, o più semplicemente “fattone”, Vizio di Forma né è la prova fondata di tale sua attitudine.
L’accademico ha perso ogni speranza di vita, non trova alcuna ragione per la sua esistenza, non la trova né nella sua professione, seppur così apprezzata, né tantomeno nel suo rapporto con le donne, malgrado sia pregno di successi, l’unico motivo di conforto è dato dal suo fedele whishy, che sempre lo accompagna. Capisce che l’unico modo per evitare per evitare l’insano e ultimo gesto è trovare uno scopo a un’esistenza che troppo spesso è stata sprecata in azioni teoriche poco appaganti e stanche elucubrazioni filosofiche che a nulla portano. Egli sente la necessità di un azione concreta, e non sarà la frequentazione con un sua collega, né con sua allieva più dotata, ma un’altra di ben altra natura, e sarà il caso a servigliela su di un piatto d’argento.
Dopo il protagonista ritorna nel pieno possesso delle sua capacità, delle sue passioni e riprenderà ad apprezzare le cose belle della vita: mangiare, leggere, scrivere e, soprattutto riuscirà a trovare l’amore laddove pensava che mai esso poteva nuovamente tornare ad accompagnarlo, fino alle conseguenze che condurranno al finale di questo film che più che thriller si tratta di una commedia nera.
Buon film non ottimo, di ottimi nella filmografia di Allen ce ne sono di altri: Io e Annie, Crimini e misfatti , Un’altra donna, Harry a pezzi, misterioso omicidio a Manhattan, Manhattan, Hannah e le sue sorelle ecc, ecc…
Buon Natale e mi raccomando, andate al cinema!
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