di Francesca Gravili | 24 Luglio 2017
Di tutti i precedenti libri che ho letto, il primo lavoro della Gamberale, Una vita sottile, è di certo quello più introspettivo.
Il romanzo autobiografico della scrittrice ci racconta, senza veli, della sofferenza di un corpo che cresce e che cambia, di quegli anni difficili, quando la vita a sedici anni dovrebbe essere spensierata e invece ti sferra un colpo basso e ti mette in un angolo, della malattia e dei piccoli grandi passi che compie per guarire.
Ci racconta della sua gente e di tutti quelli che fanno parte del suo personale “piccolo Teatro dell’Assurdo”, e proprio grazie a loro, Chiara si scopre, ancora una volta.
Attraverso le pagine del romanzo, l’autrice ci accoglie nel suo mondo imperfetto, un mondo con cui deve fare i conti ma che a rendere tutto un po’ più dolce ci sono Jonathan, il suo fedelissimo cane e le sue amicizie più vere.
Un libro con un profondo insegnamento, quello di non smettere mai di lottare e cambiare in meglio la propria vita.
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