di Cosimo Centonze | 02 Gennaio 2018
Non è certo un bel film, non è certamente divertente, non è sicuramente comico e non è neppure lontanamente brillante. Qualcuno dirà: è il classico film di Natale per famiglia, quindi la colpa è la tua, che credendo di vedere ogni volta un capolavoro e interessandoti solo ai film “impegnati”, è normale che poi non ti piacciano le commedie per famiglia come questa.
Nulla di più sbagliato, poiché la vera pecca di questo film, non è l’aspirazione più o meno aulica dello spettatore, ma quella più utilitaristica di chi lo scrive. Mi spiego. Questo film tratta il seguente argomento: è veramente possibile far dialogare i “ricchi” che abitano in centro e i “poveri” delle periferie? Partendo da questo spunto iniziale ben si sarebbe potuto costruire una commedia brillante divertente di cui sopra. A maggiore ragione quando puoi far duettare Paola Cortellesi e Antonio Albanese. Due comici molto apprezzati dal pubblico, dalle indubbie capacità recitative.
Anche l’idea primaria del soggetto non è affatto malaccio: due genitori appunto appartenenti a queste due classi sociali lontanissime, sono costretti a frequentarsi perché il loro due figlioletti adolescenti si sono innamorati e messi insieme. Benissimo, ottimo lo spunto. Gag comiche a go gò, riflessi sociali praticamente apparecchiati. Questa commedia aveva già tutto al suo interno per funzionare.
Peccato però che le buone idee iniziali siano rimaste tali soltanto sulla carta, e che, man mano che la visone prosegue, la noia, lo strazio e il vuoto prendono il soprassalto.
Questo perché la fase di sceneggiatura è evidentemente poco lucida. Pare che il film sia stato rabberciato. Tutto è mosso dal pressappochismo. Il comico è pressoché inesistente, è evidente come chi abbia riso per queste battute, non abbia mai saputo cosa sia la vera comicità.
Tutti gli effetti comici sarebbero dovuti scaturire dal semplice contrasto tra questi due personaggi: il ricco e posato borghese e la borgatara coatta. Quindi agli ambienti frequentati da lei, Antonio Albanese è visibilmente in imbarazzo, e viceversa.
Lungi da me spoilerare alcunché, pur tuttavia è bene ricordare il primo incontro tra i due protagonisti. A seguito di un diverbio nel traffico, La Cortellesi aggredisce il pacifico e incredulo malcapitato. Il presupposto di questa scena è totalmente destituito da ogni fondamento. Perché, nel corso del film, si scopre che questa donna, certamente “burina” e autentica, non è una cattiva ragazza, né tantomeno violenta. Anzi si scoprirà essere una persona con la testa sulle spalle, che nonostante tutte le difficoltà della vita, e la sua in particolare, sta riuscendo a dare una vita tranquilla al proprio figlio. Anzi, è molto attenta a non incappare in problemi con la giustizia e redarguisce chiunque, tipo il marito e le sorellastre, non sono attenti alla legalità.
E come è possibile che una donna di questa pasta aggredisca per strada uno sconosciuto?
E’ veramente avvilente constatare come lo spunto per questa scena sia dato dalla realtà. Mi ricordo di un episodio di cronaca, con effetti tragici, che grossomodo ricalcava l’incontro tra i due protagonisti. Non è certo questo il modo per scrivere una scena da effetto, è giusto un richiamo alla realtà, ma questo dev’essere naturale e non forzato.
Anche la fase della critica alla società, non funziona affatto. Il discorso finale del protagonista davvero non rappresenta nulla, forse pretendevano di far ridere cosi?
E il personaggio di Claudio Amendola? Sarebbe il cattivo.. e in casa sua fa alzare la voce da uno sconosciuto in giacca e cravatta? Ridicolo.
Anche il prezzo del biglietto lo è. Nove euro, ma stiamo scherzando? Dove andremo a finire.
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