di Cosimo Centonze | 15 Gennaio 2018
Benedetto sia Carlo Verdone, che fieramente porta avanti la sua idea di commedia, da più di trent’anni. Egli però, non è soltanto un monumento nazionale, immobile e tendente all’usura del tempo, è anche un cineasta in evoluzione attento alle nuove ispirazioni che dal mondo circostante provengono.
Allo stesso modo con cui osservava le borgate romane per trovare nuovi personaggi e nuove battute, tipo “lo famo strano?”, ugualmente pone attenzione sia alla vita reale che alle novità proposte dall’universo cinema.
Ed è cosi che nasce questo film: tema fortemente attuale è infatti la ricerca dell’amore attraverso i social. Inutile negarlo, le statistiche parlano chiaro. In molti, chi attratto dalla sorpresa, chi dalla noia, ha cercato questa via per fare nuove conoscenze.
Un autore attento come Carlo, non si è lasciato sfuggire l’occasione di descrivere questo mondo. E’ normale che ne abbia fornito una rappresentazione grottesca e strampalata. E sono proprio queste caratteristiche a rendere questa trasposizione davvero azzeccata.
Questo perché il protagonista incontra: alcolizzate, ninfomani e paranoiche. Figuriamoci come un maestro della risata come lu , un autentico genio del settore, ci vada… in viaggio di nozze con queste scene appunto strampalate e grottesche. Momenti in cui si ride tantissimo e senza volgarità. Dove era facile scivolare, dato l’argomento.
Parallelamente, prendendo spunto dal meglio che attualmente offre il cinema italiano, ha chiamato a collaborare con sé gli sceneggiatori di uno dei film italiani più belli degli ultimi anni: Lo chiamavano Jeeg Robot, ovvero Guaglione e Menotti.
Notevole la loro influenza in fase di scrittura del film. Perché se le scene comiche sono tipicamente Verdoniane, è chiaro come la seconda parte del film, ovvero uno scivolamento verso un’influenza di film d’azione, sia merito loro.
O demerito? E’ giusto accennare come proprio la seconda parte del racconto sia la più debole, del film. Forse proprio perché molto forzata. Nessuno vuol affibbiare delle colpe, ma è chiaro come si sia voluta mettere troppa carne al fuoco.
Il sogno lisergico di Carlo Strafatto, chiaro riferimento al Drugo, è palesemente fuori contesto. Una scena eccessivamente lunga, che non raggiunge il suo scopo: evidenziare i sentimenti del protagonista verso Luna.
Ciò che funziona benissimo è proprio Luna, il personaggio di Ilenia Pastorelli. Proveniente anch’essa dal film Lo chiamavano Jeeg robot. Grazie al quale, da esordiente, riesce a vincere il David di Donatello come migliore attrice protagonista. Interpretando Alessia giovane vittima di un mondo crudele e nonostante ciò così piena di vita e di amore. Un personaggio stralunato, perso e profondamente poetico. Felliniano con il suo improbabile abito da sposa rosa che sarebbe stato amato da Pasolini.
Bellissimo quel film e bellissima lei. Ma anche molto brava, come ci dimostra in questa nuova pellicola dove alterna momenti esilaranti, tipo l’improbabile colloquio di lavoro: “L’inglese lo mastico… all inclusive, hamburger…Sò assunta?” a situazioni più drammatiche. In questa seconda tipologia di scene però risulta meno credibile, ma non è certo colpa sua, dato che, come accennato esse rappresentano il lato oscuro del film.
Lei comunque si fa notare per la sua eccessiva simpatia e straordinaria bellezza. Una bellezza semplice da ragazza della porta accanto. E’ così familiare, ha un nome che sembra provenire da uno dei nostri paesi.
E’ bravissima nell’interpretare l’avvenente ragazza disinibita, anche un po’ volgare, proveniente dalla periferia romana (ruoli che adesso abbondano, ahimè in Italia quando ci si innamora delle cose, si spremono fino all’osso. Pier Francesco Favino è bravo? Allora facciamolo lavorare. Per anni, sembrava l’unico attore capace in circolazione), ma cosa accadrà quando sarà chiamata a interpretare qualcosa di diverso? Sarà in grado di evolversi e padroneggiare anche una dizione più curata dell’italiano e ruoli drammatici più sfumati? Oppure diventare la moderna Sora Lella? Sora Lella che ovviamente, anch’io adoro.
In ogni caso io continuerò a seguiti cara Ilenia, perché, diciamolo pure, mi sono innamorato di te. Ma stai sui social? Mi accetteresti l’amicizia?
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