di Cosimo Centonze | 10 Aprile 2019
Lunedì 8 aprile 2019. La ventesima edizione del festival del cinema si apre con l’incontro con Stefania Sandrelli.
Prima di una gradevole chiacchierata con la meravigliosa attrice, il Direttore artistico del festival Alberto La Monica illustra quello che sarà il programma della manifestazione.
Per la sezione: “i protagonisti del cinema italiano” sarà premiata appunto la protagonista della serata; mentre quale rappresentante del cinema europeo sarà insignito, con il prestigioso premio dell’Ulivo d’oro, il celeberrimo e amatissimo regista russo Aleksandr Sokurov, apprezzatissimo autore osannato dalla più autorevole critica.
Stefania Sandrelli è come se fosse la rappresentazione impersonificata della stagione migliore del cinema italiano.
Ella infatti fin dagli esordi si è potuta fregiare della stima di registi di assoluto valore, veri e propri paladini del cinema italiano quali: Germi, Monicelli, Comencini , Bertolucci e Scola.
Fu proprio Pietro Germi a notare la sua foto su una copertina e a convocarla per un provino a Roma.
Nel raccontare quest’episodio, La signora Sandrelli ritorna la ragazzina che dovette sfidare il rifiuto oppostogli dalla madre per poter affrontare il famoso provino. Fu il fratello maggiore, a farsi carico dell’incarico.
Il film era Divorzio all’italiana.
La sua aria sbarazzina, quasi ingenua la rendono l’interprete naturale per i personaggi descritti nel nostro cinema.
Ma l’aria svampita della ragazzina innocente contrasta con quello che è diventata successivamente, una donna forte che ha scelto con cura e dedizione ogni film cui ha preso parte, studiandone con cura la sceneggiatura e intuendone il potenziale.
Le pellicole più importanti cui ha partecipato sono: Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli e C’eravamo tanto amati di Ettore Scola.
Ha esposto con enorme dolcezza e partecipazione il personale ricordo di Bernardo Bertolucci, con cui ha lavorato in Novecento Atto primo e Il Conformista .
La Sandrelli ha avuto un ricordo affettuoso anche dei moschettieri del grande cinema italiano: di Alberto Sordi ne carica comica anche durante la ripresa delle scene, di Tognazzi la passione della cucina, raccontando che lo trovò, per caso, a cucina alle tre di notte, addirittura cotiche fritte.
Di Gassman il dolore più forte per la scomparsa improvvisa, di Manfredi la necessità di isolarsi per avere una concentrazione maggiore durante riprese.
Mastroianni lo ricorda per semplicità di un uomo buono e sincero.
Attraverso i racconti di questa dolce e bella Signora, autorevole e sicura, distratta e solo apparentemente stralunata, vedi rappresentata tutta la passione per il cinema. Attraverso i suoi ricordi e gli spezzoni dei film più importanti cui ha preso parte, proiettati durante la serata, vedi davvero materializzarsi davanti a te tutto il cinema più del mondo ( ma si!… non se ne dolgano i francesi…) facendoti capire quanta bella sia questa forma d’arte, forse la più efficace a penetrare i meandri più nascosti dell’animo umano… “e il naufragar m’è dolce in questo mar”.
Martedì 9 aprile 2019. Diverse le sezioni presenti all’interno del Festival, dipendesse da me le seguirei tutte e vedrei tutti i film in esse presenti, questo non mi è possibile data la mia natura umana. Non possiedo ancora il dono della ubiquità.
Mi sono piazzato nella sala 5 dove sarebbero stati proiettati i films in concorso nella sezione principale di lungometraggi europei. All’interno di questa categoria sarà scelto il vincitore dell’Ulivo d’oro.
Le altre categorie sono: La Commedia europea, Il Premio Mario Verdone, La nuova commedia Italiana, Il Lux Film Prize, una rassegna di documentari Cinema e Realtà, Il premio Egidio Greco e infine il Puglia Show un concorso di Cortometraggi di giovani registi pugliesi. Nell’ambito di quest’ultimo gruppo sarà proiettato il lavoro “Aria Prima” di Gaetano Mangia, già collaboratore della nostra testata. A lui rivolgiamo i nostri più sinceri complimenti per quello che rappresenta già un grosso successo.
Tornando alla giornata di Martedi 9 Aprile, come detto, ho visto tutti e tre i films concorrenti per il prestigioso premio finale.
Magari per un una persona normale, poco avvezza a questa cose, guardare tre films consecutivi, di giovani autori europei, ovviamente rigorosamente in lingua originale, con i sottotitoli trattanti temi sociali scottanti o che spiegano evoluzioni interne dei personaggi, spesso con problemi importanti alle spalle, potrebbe essere “una cosa pesante” tipo il rag. Fantozzi costretto a vedere la famosa corazzata. Per me no, non potrei chiedere di meglio. Pur tuttavia, questi primi tre progetti non mi hanno entusiasmato particolarmente.
Il primo film: A Journey to a mother’s room di produzione Spagnola- Francese, della regista Celia Rico Clavellino. parla del difficile rapporto tra una madre e una figlia. Leonor vive insieme alla madre in un piccolo paese iberico e decide di trasferirsi a Londra per poter cercare un lavoro che la soddisfi maggiormente rispetto a quello di ricamatrice in una camiceria che ha trovato in Spagna.
La madre non vuole lasciare andare via la figlia, ma non riesce a tenerla stretta a sé. Il tema principale è quello dei legami familiari che ci rendono forti e contemporaneamente fragili.
Il nostro amore della genitrice rischia di intrappolare la ragazza che non riesce a crearsi una propria prospettiva di vita e si lascia attraversare dalla vita come fosse un riflesso di quella materna.
E’ un film delicato e sincero, non particolarmente profondo che solletica l’anima senza scuoterla completamente.
Successivamente ecco il turno del film greco, Her Job del regista Nikos Labot.
La protagonista è Panayiota, una casalinga analfabeta che conduce una vita modesta occupandosi del marito dispotico e disoccupato e dei due figli, la maggior non particolarmente amorevole.
La donna è completamente sottomessa psicologicamente al marito, fino a quando ottiene un lavoro come donna delle pulizie in un grosso centro commerciale di nuova costruzione.
E’ l’avvio di una nuova e più felice fase della sua vita. Il raggiungimento di un piccolo guadagna le permetterà di avere maggiore voce in capitolo in famiglia. Riuscirà ad avviare nuove amicizie con le colleghe e ad imparare tante piccole cose della vita quotidiana che prima, relegata in casa le erano precluse.
La vicenda parte dalla difficile situazione familiare della protagonista fino a rivolgere lo sguardo ad uno sguardo più completo comprendente tutta la vicenda della crisi dell’economia greca.
Infine Jumpman del russo Ivan I. Tverdovsky.
Dennis è un giovane adolescente che è cresciuto un orfanotrofio abbandonato dalla madre.
Quest’ultima riappare improvvisamente e lo coinvolge un giro di malviventi che sfruttano la sua miracolosa resistenza al dolore per coinvolgerlo in una serie di truffe a persone benestanti.
Il ragazzo cresciuto senza le cure di una madre, che una volta ritornata si rivela totalmente inadeguata al ruolo non lo rende immane ai dolori legati alla sua cresciuta, non riesce a modificare la realtà marcia che lo circonda. La vita è difficile ripeterà al diretto del centro per ragazzi orfani che lo ospita.
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