di Cosimo Centonze | 12 Aprile 2019
Mercoledì 10 aprile 2019. Perché si va al cinema? E’ una domanda cui ho sempre cercato di dare una risposta, interrogandomi sui motivi che spingono milioni di persone a recarsi una sala buia sedersi per vedere proiettate sullo schermo immagini di altrui sconosciuti.
Per lo svago, certamente. Una bella commedia divertente, di Zalone, per esempio, può far terminare la pesante giornata con una piacevole visione accompagnata da risate scroscianti.
Ma vi è altro. Oltre alla gradevole compagnia di un film piacevole, il cinema è in grado di avvicinarci verso mondi a noi lontani, solidarizzare con gli altri, che altrimenti lasceremmo nell’oscurità.
Questo genere di film, profondi e intensi, per poter dire di essere pienamente costruiti, hanno la necessità di saper ben addentrarsi nei meandri dei caratteri dei personaggi. Non possono rimanere in superficie, ai bordi del mare senza mai bagnarsi appieno. Lontani da ogni pericolo.
Assolutamente no, devono sporcarsi di ogni nero che perimetra l’anima dei protagonisti, illuminando con lo sguardo attento e sensibile dell’autore la possibilità di cambiamento all’interno delle vite dei protagonisti.
E’ estremamente difficile ottenere questo risultato. Infatti il film oltre a dover essere validamente costituito dalle sue componenti tecniche, quali luce, ritmo, montaggio e regia, deve essere appetibile per lo spettatore. Deve riuscire ad essere accattivante. Digeribile per chi lo guarda. Ci vuol equilibrio.
Obiettivo raggiunto appieno dal film francese (…sempre loro…) : Paper flags di Nathan Ambrosioni ( …origini italiane?). Immenso stupore aver appreso che si tratta di un ragazzo di soli vent’anni.
Il tema trattato dal film è l’inserimento degli ex detenuti dopo aver scontato il periodo di detenzione.
Si tratta di persone abbandonate a sé stesse, senza nessun aiuto, in un mondo che non riconoscono più.
Il protagonista del film, Vincent, infatti dopo aver scontato una condanna di 12 anni pensa di recarsi dalla sorella minore, Charlie, per trovare ospitalità.
E’ una ragazza di 23 anni che vive da sola, con un lavoro modesto che fatica ad avere un futuro. Nonostante ciò non ha alcun ripensamento ed accettata di fornire un aiuto al fratello in difficoltà.
Il ragazzo è volenteroso, si impegna a cercare un’occupazione e nutre dentro di sé ottimi sentimenti di amore e difesa verso la sorellina. Purtroppo la sua lunga permanenza in un luogo ostile ha inasprito ancor più il suo carattere. La sua ira e violenza lo scatena verso tutto e tutti. E’ incontrollabile.
Ciò che affascina in questo film è il modo meraviglioso in cui è riprodotto il rapporto di questi due fratelli, in un perenne rapporto instabile tra incomprensioni e momenti di dolcezza.
Giovedì 11 aprile 2019. Ormai vivo nel Multisala Massimo. Mi hanno sistemato una brandina al primo piano, nel corridoio. Mi pare che prima che iniziasse il festival avevo una vita normale e una famiglia, ma non ricordo più bene.
La giornata si apre con qualcosa di meraviglioso: la Masterclass con Aleksandr Sokurov. Una lezione di cinema di uno dei più prestigiosi autori mondiali. Sinceramente più che una lezione di cinema, sembrava di filosofia… Mica te la cavi così facilmente con Sokurov alle 11:00 di mattina.
L’incontro si apre con il Maestro che parla del suo felice rapporto con l’Italia che considera centrale nella storia dell’umanità.
Per il suo prossimo lavoro, difatti, ha iniziato a studiare i materiali storici dell’istituto luce. Il suo intento è quello di spiegare con oggettività l’ascesa al potere di un personaggio come Mussolini.
Il suo scopo è la trattazione del potere. Ovvero come lo esercita un uomo potente, quale un imperatore. Aspetto principale è il carattere: da esso dipende la crudeltà di alcuni uomini potenti. Il carattere dovrebbe essere il parametro su cui valutare un politico, invece viene spesso trascurato.
Solo gli uomini umili, non avendo il carattere intaccato dal potere, sono giusti e meritevoli. Ormai il potere economico minaccia la sopravvivenza dell’uomo.
Perfino l’arte è assoggettata ai meccanismi economici.
Il potere dei soldi è superiore all’arte. Viene tradotta in soldi tutta la vita dell’uomo. I soldi stanno uccidendo Cristo e non o lo faranno risorgere. Perfino gli islamici, molto attenti a ogni problematica, non sanno come affrontare questo potenza del denaro.
Per l’autore Russo il potere economico sarà la rovina dell’umanità.
Nel pomeriggio si è svolta la conferenza stampa al Museo Must.
I temi trattati dalle domande dei giornalisti presenti vertevano grossomodo sui temi della mattinata.
Si è parlato dell’impegno di Sokurov nell’allestimento del padiglione russo alla Biennale di Venezia. Dove presenterà dei lavori di Rembrant. Adora Anna Magnani che la considera tra i più grandi. Alle porte del Paradiso ai più grandi registi sarà spalancata la porta d’ingresso. Ne cita pochi: Bergman, Dreyer.. a lui, invece, non lo faranno neppure avvicinare. Ma a questo, in sala, nessuno sembra crederci. Anche il Russo sarà nell’olimpo dei grandi.
In serata l’incontro con Sokurov con la proiezione di Arca russa il film scelto dal regista stesso. Il Festival del Cinema Europeo lo celebra consegnandoli L’Ulivo D’oro alla carriera nel corso di un incontro condotto da Marco Muller.
Dopo la conferenza stampa per gli appuntamenti speciali, presso Liberrima All’ombra del barocco il grande e immenso Carlo Verdone, in un incontro moderato da Enrico Magrelli, ha presentato il libro che il critico Gian Luigi Rondi ha scritto su di lui.
E’ stato un incontro piacevole in cui il regista romano, con la sua consueta simpatia e con indiscutibile garbo, ha raccontato il suo rapporto con la critica cinematografica.
Secondo Verdone il ruolo del critico è cambiato. Adesso è più invadente. Diventati dei personaggi, recensiscono senza oggettività. Si sofferma, in particolare su due film che gli furono stroncati dalla critica: Gallo cedrone e C’era un cinese in coma.
Adesso è contento che proprio queste due pellicole siano state rivalutate dal pubblico, a distanza di anni dall’uscita nelle sale. Racconta di come Toni Sorvillo ami in particolare il film con Beppe Fiorello.
Ricorda l’influenza della sua famiglia di origine per gli stimoli che gli hanno permesso di dedicarsi al cinema. Il padre, il prof. Mario Verdone, era uno studioso di cinema. A lui è dedicato un premio, giunto alla decima edizione, proprio all’interno del festival del cinema europeo.
Gli regalò un tessera che gli permise di frequentare un piccolo cineclub. Qui venivano proiettati dei film sperimentali, che tanto lo hanno influenzato nel suo amore per il cinema. Mentre la madre lo ha avvicinato alla musica.
Dopo l’incontro con Verdone (si fa per dire, c’era talmente tanta gente che a malapena l’ho visto) sono tornato al cinema Massimo.
Qui avevano chiamato la troupe di Chi l’ha visto… erano tutti preoccupati per la mi assenza.
Per la sezione Commedia Europea ho visto il film turco: Brutterflies di Tolga Karacelik.
Una commedia brillante, spiritosa, effervescente con la giusta dose di malinconia. Davvero una piacevole sorpresa.
E’ la storia di tre fratelli che tornano al paese natale per fare visita al padre che, dopo trent’anni, li ha richiamati.
Il maggiore Cemal è un astronauta. Vive in Germania, ed è un ragazzo preciso e un po’ ingenuo. Poi c’è Kenan che si guadagna da vivere doppiando prodotti per home video. La sorella minore Suzan invece è in piena crisi poiché si sta separando dal marito.
I tre, che non si conoscono tra di loro non sentendosi da molti anni né conoscono il loro padre, saranno costretti a restare al villaggio e questa sarà l’occasione per conoscersi meglio.
In serata il film Zen sul Ghiaccio Sottile di Margherita Ferri per il premio Mario Verdone.
Maia, detta Zen, è un’adolescente irrequieta e solitaria che vive con la madre in un piccolo borgo ai piedi delle montagne. Milita in una squadra di Hockey, con ottimi risultati. I suoi compagni, però, per il suo aspetto molto mascolino, non perdono occasione di bullizzarla.
La ragazza non si confida con nessuno. Non ha amiche e ha un rapporto conflittuale anche con la premurosa madre.
Avrà l’occasione di avvicinarsi a Vanessa, la fidanzata di uno dei suoi compagni di squadra. Quest’ultima scappa di casa e si nasconde nel rifugio montano della casa di Maia.
Tra le due ragazze nasce un legame forte e per la prima volta, la protagonista riesce a confidarsi con qualcuno ed ha raccontare i propri dubbi sulla sua sessualità.
Appena terminata la visione mi sono precipitato verso la mia brandina: non vorrei che qualche giovane giornalista malpagato se ne appropri!
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