di Chiara Miccoli | 16 Novembre 2017
Le competizioni si sa, sono impegnative e tutte, in un modo o nell’altro, portano via giorni, settimane, mesi per essere studiate ed affrontate nel migliore dei modi.
Provate a pensare poi se la competizione dovesse svolgersi in un posto chiave e a tratti spirituale per gli amanti dello sport: Atene.
Quella che i ragazzi di Abacus si sono ritrovati ad affrontare è stata, oltre che un’emozione, anche un percorso, partito da una bislacca proposta trasformatasi poi in una concreta realtà.
Dopo mesi e mesi di preparazione, studio dei percorsi, tabelle di allenamento, ecco che si arriva al giorno della partenza. Aeroporto, scalo, Hotel: è proprio l’inizio di un’avventura.
Passeggiate in luoghi storici dall’enorme portata culturale, monumenti che hanno fatto storia e che continueranno a farla, respirare aria che sa di sapere, di filosofia. Questa è Atene e questo è anche il modo migliore per non pensare alla competizione.
E poi, ecco che arriva il fatidico giorno: sveglia presto, tutti sul pullman e poi solo la tensione, la paura, ma soprattutto l’adrenalina.
Il ghiaccio si sciogle subito dopo il giuramento, nel momento di silenzio che precede lo Start.
Il primo chilometro è fatto di stabilità: bisogna tentare di prendere il passo e di mantenerlo.
Al quarto chilometro, viene offerto un piccolo ramo di ulivo; la promessa? Quella di portarlo fino al traguardo, scambiandolo ogni 5 km, un metodo giusto che serve a “confondere” il cervello e a tenerlo impegnato in qualcosa di diverso.
Il passo è costante a cavallo dei 5 a chilometro anche quando la strada, dal chilometro 12 al chilometro 16, si fa un po’ più nervosa con l’alternarsi di salite e piccole discese.
Dopo la discesa tra il chilometro 18 e il chilometro 19, ci attendono 12 chilometri di salita.
La fatica è tanta, ma le nuvole fanno da scudo al caldo e questo è positivo, aiuta a non soffrire più del dovuto.
La temutissima salita viene affrontata senza grossi problemi, dopo un cavalcavia si chiudono gli ultimi 2 chilometri della lunghissima ascesa.
Inizia l’ultima parte della gara, gli ultimi 10 chilometri, i decisivi.
La stanchezza inizia a farsi sentire, ma l’emozione è troppa e domina; il pubblico è in delirio e acclama gli atleti suonando dei tamburi: è tutto surreale, ma dà carica.
Dopo l’ultima curva e un rettilineo di 500 metri sarà il traguardo, incorniciato dal marmo bianco delle tribune che sono immense e affollatissime, come raccontato dagli atleti.
E a proposito di atleti “abacussiani”, diamo uno sguardo ai risultati che hanno portato brillantemente a casa: Umberto chiude in 3 ore, 36 minuti e 5 secondi; Michele in 3 ore, 36 minuti e 56 secondi; Max chiude in 3 ore 11 minuti e 26 secondi; Fabrizio invece chiude in 3 ore 49 minuti e 43 secondi; infine, Claudio, chiude in 4 ore 45 minuti e 20 secondi.
Insomma, quella di Atene è stata sicuramente un’esperienza di vita per i nostri atleti, oltre che di gruppo. E, rivivendo quei momenti, raccontano che:
E’ difficile rapportare le emozioni e le suggestioni di ogni gara, e’ impossibile trasmettere la magia che il percorso, la gente di Atene e l’Acropoli che domina dall’alto sanno generosamente regalare a chi si cimenta in questa gara. Atene va vissuta tutta, dal primo momento in cui si mette il piede fuori dall’aereo fino a quando si taglia il traguardo del mito nello stadio “Kallimarmoron”.
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