di Redazione | 03 Luglio 2014
Si completano le indagini sul presunto giro di usura che poco più di tre mesi fa coinvolse Guagnano e Salice Salentino. La Procura chiude il cerchio e manda l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a 10 dei 14 indagati. Il riferimento è all’operazione Aequanius, nell’ambito della quale un blitz dei carabinieri portò a smascherare un presunto giro di usura che si consumava nei due paesini confinanti. Rischiano il processo Luigi Albanese, 57enne di Lizzanello, all’epoca dei fatti direttore della filiale di Guagnano della Banca Popolare Pugliese e a cui il 19 aprile scorso il Riesame ha revocato gli arresti domiciliari, Antimo Leone, 55enne di Guagnano, Antonio Fernando Olivieri, 61enne di Guagnano, Pasquale Giannotte, 40enne di Salice Salentino, Ciro Iaia, 78enne di Guagnano, Elio Quaranta, 52enne di Salice, e Anna Palazzo, 41enne di Salice. Sono tutti agli arresti domiciliari, ad eccezione di Olivieri che è detenuto presso il carcere di Torino. Dovranno affrontare l’udienza preliminare anche Claudio Bianco, 51enne di Guagnano, e Antonio Pacella, 47 enne di Salice, entrambi carabinieri, e Michele Pagliara, 67 anni, di Tuglie. I dieci sono accusati a vario titolo di usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, omessa denuncia e calunnia. Nel corso delle indagini sarebbe emersa un’attività particolarmente intesa di prestiti di denaro con tassi elevatissimi (in alcuni casi anche del 120%) ai danni di almeno due imprenditori della zona. Inoltre, in uno dei casi segnalati, Olivieri avrebbe minacciato una delle vittime dicendole che “avrebbe pagato col sangue” qualora non avesse adempiuto al pagamento. Per tale ragione Olivieri risponde anche di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Differente, invece, la posizione dei due militari coinvolti. Bianco sarebbe venuto a conoscenza degli episodi di estorsione ma non avrebbe fatto nulla per intervenire. Inoltre, secondo l’accusa, “avrebbe aiutato Michele Pagliara e altri soggetti a eludere le investigazioni dell’autorità” e sarebbe intervenuto a favore di una delle vittime affinché venisse concessa una proroga della scadenza del debito. Medesime le accuse per Pacella, che avrebbe favorito le attività di prestito e usura compiute da Palazzo e avrebbe rivelato a una delle vittime di essere stato intercettato
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