di Redazione | 20 Agosto 2014
Arriva un altro forfait al premio Terre del Negroamaro per la concomitante presenza del sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, a cui verrà consegnato il premio “Terre del Negroamaro”: si tratta del senatore di SeL e candidato alle primarie del centrosinistra per la regionali 2015, Dario Stefàno, già assessore alle risorse agroalimentari pugliesi. Ecco le sue parole.
«Per chi come me ha lavorato a lungo per tenere unito un sistema intorno a un suo simbolo, a valori e a obiettivi comuni, non è facile sposare una scelta che divide.
Dopodomani avrei dovuto consegnare personalmente, per conto del Comune, la cittadinanza onoraria a Guglielmo Alessio, un bravo imprenditore bergamasco, titolare dell’azienda agricola “Jentu”, insediata proprio a Guagnano.
Ma non lo farò, nonostante fossi felice e onorato di poterlo fare perché credo sia un’altra bella storia imprenditoriale legata a questo territorio. Ai nostri prodotti. Alla sostenibilità.
Non posso farlo per una ragione ben precisa. Perché la cornice è quella della consegna del premio “Terre del Negroamaro” a Flavio Tosi.
Non aggiungo nulla di più alle ragioni della disapprovazione, giusta e legittima, che si è sollevata tra l’opinione pubblica, tra gli addetti ai lavori, e nella stessa comunità salentina.
Dico solo, come ho spiegato direttamente al sindaco di Guagnano in una email di qualche giorno fa, che le motivazioni forzate, dietro la scelta di assegnare il riconoscimento ad una personalità politica, che non risulta abbia contribuito direttamente alla crescita o alla affermazione di questo nostro vitigno, hanno snaturato il senso stesso del premio.
Ma, cosa ancor più grave, rischiano di spingere su di un crinale di fragilità e di divisioni tutto un sistema vitivinicolo che, negli ultimi anni, ha trovato energie e ambizioni straordinarie proprio nell’unità e nella condivisione di strategie e obiettivi.
Il Negroamaro è un “nostro” vitigno. E’ una delle bandiere, un ambasciatore autorevole e credibile del Salento e della Puglia in tutto il mondo. E’ l’emblema della riscossa di un settore che ha saputo fare squadra intorno a qualità e autoctonia e che in questa occasione, invece, viene purtroppo esposto ad una polemica dannosa.
Sono profondamente dispiaciuto. Ma per quanto amo questo nostro pezzo di storia produttiva, non posso fare diversamente.
Con la mia assenza, difendo una dimensione armonica che insieme abbiamo contribuito a costruire in questi anni. E che andrebbe rafforzata e mai esposta a polemiche e divisioni».
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