di Redazione | 12 Giugno 2015
Pena ridotta in appello per Soter Mulé, l’ingegnere romano accusato di essere coinvolto nella morte della 23enne di Villa Baldassarri Paola Caputo, avvenuta nella notte tra il 9 e il 10 settembre 2011 durante un gioco erotico in un garage di un palazzo di Roma in via Settebagni. La sentenza è stata emessa dalla I Corte d’Assise D’Appello di Roma, presieduta da Mario Lucio D’Andria con Giancarlo De Cataldo, in riforma della sentenza a 4 anni e 8 mesi inflitta in primo grado dal gup a conclusione del processo col rito abbreviato. La riduzione della pena è stata decisa valutando un secondo reato contestato a Mulè, ossia quello delle lesioni colpose a un’altra ragazza coinvolta quella sera. In questo caso, i giudici hanno dichiarato il non doversi procedere per difetto di querela, scorporando dalla pena principale quanto previsto per il secondo reato contestato. Inizialmente per Mulè l’accusa era di omicidio preterintenzionale, poi modificata in colposo con l’aggravante della previsione dell’evento dal giudice preliminare. L’episodio avvenne il 10 settembre 2011 quando l’ingegnere fu arrestato con l’accusa di omicidio. Due giorni dopo fu affidato ai domiciliari, poi tornò in libertà per scadenza dei termini massimi custodiali. Era accusato di aver partecipato al gioco erotico dello “shibrai” poi finito in tragedia: una ragazza, Paola, morì soffocata dal cappio che aveva intorno al collo, mentre un’altra rimase ferita. Mulè si è sempre difeso sostenendo che tutto fu un incidente, una fatalità, e che il suo ruolo era stato solo quello di spettatore dei giochi.
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