di Valentina Perrone | 15 Luglio 2016
Il destino che si accanisce contro, più del dovuto, segnando, forse, la fine di un sogno. Succede a Carlo Calcagni, ciclista paralimpico di Guagnano, campione nello sport come nella vita, che oggi, a causa di un ritardo burocratico, è costretto a dire addio ai Paralympic Games di Rio 2016. Reduce da tre medaglie d’oro conquistate nel maggio scorso agli Invictus Games negli Stati Uniti, l’atleta salentino, pur avendo eseguito tutti gli adempimenti nei termini previsti, ha visto il suo sogno infrangersi per colpa di un ritardo nella consegna della domanda di iscrizione, sembrerebbe ad opera di Federciclismo, che gli ha impedito la partecipazione, oggi, alla prova di Coppa del Mondo a Bilbao, in Spagna, necessaria per accedere alle competizioni di Rio.
Lui, colonnello del ruolo d’onore in servizio presso la scuola di cavalleria di Lecce, di prove da superare ne ha viste fin troppe. Da anni combatte contro una grave malattia degenerativa contratta nel 1996 per aver inalato metalli pesanti durante i bombardamenti con uranio impoverito nel corso di una missione in Bosnia Herzegovina.
Tanta la rabbia per una decisione che Calcagni ha definito «assurda, e per questo – ha aggiunto – chi ha sbagliato dovrà pagare». Rabbia intrisa di coraggio la sua, quello di continuare a lottare, ininterrottamente. Lui che sa bene cosa significhi non arrendersi davanti alle sfide della vita, si mostra convinto più che mai nel continuare la sua missione, quella di pedalare e vincere per dedicare ogni traguardo ai tanti militari che hanno perso la vita a causa della sua stessa malattia.
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