di Doni Buccarella | 28 Agosto 2022
Nel rispetto di tutti gli esseri umani, si dovrebbe esprimere un voto altissimo verso tutte quelle persone che hanno vissuto la loro esistenza sperimentando di tutto: gli anziani, o diversamente giovani. I molteplici solchi sui loro volti, tracciati da quell’equilibrio nel comportamento e nel consiglio, frutto di una matura consapevolezza ed esperienza delle cose del mondo, ci parlano della saggezza. Se ognuno di noi avesse la possibilità di rivolgersi ai nonni, di sentirsi osservati da quello sguardo penetrante e nello stesso rassicurante di chi sa perfettamente quello che si vuol chiedere, ma soprattutto quello di cui si ha bisogno, sarebbe meraviglioso. Socrate, uno dei grandi filosofi del mondo antico, aveva posto come obiettivo della filosofia quello di raggiungere la saggezza per permettere la distinzione tra il bene e il male, al fine di sconfiggere quest’ultimo. Quindi, partendo da questa virtù così tanto antica, sorge spontanea una domanda: ma oggi noi siamo predisposti, desideriamo la saggezza? Dato che è innegabile che i nostri anziani hanno un bagaglio di esperienza di gran lunga superiore al nostro, sarebbe auspicabile usare il pieno rispetto, una riverenza, e rivolgersi più spesso a loro, “usarli” come fonte di consiglio (soprattutto i ragazzi) come punto di riferimento poiché, come sosteneva Socrate, il saggio è colui che sa distinguere il bene dal male e, al mondo d’oggi, ciò vale più dell’oro zecchino.
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