di Redazione | 17 Dicembre 2013
GUAGNANO | Il diavolo si nasconde nei dettagli. È bene dirlo, non tanto per rovinare la festa di chi gioisce per aver fatto una cosa (che crede) giusta, ma tanto per porre in evidenza le malagevolezze connesse con l’amministrare la cosa pubblica. E in questo caso, voglio esprimere la mia contrarietà all’idea, apparentemente buona, di favorire l’adozione dei cani concedendo contributi in denaro. Sono del parere che vada immediatamente rivista la delibera con cui la Giunta Comunale concede la bellezza di una tredicesima da 500 euro per coloro che intendono portarsi a casa un cane ricoverato presso il rifugio sanitario intercomunale di Guagnano-Salice. Quello che a prima vista può sembrare un’iniziativa lodevole, in realtà, cela una superficiale valutazione di una questione che per nessuna cosa al mondo può essere affrontata come una questione di tipo ragionieristica. E questo è possibile scorgerlo sia nei contenuti del deliberato sia nei modi con cui s’intende realizzare la campagna delle adozioni.
Premetto: sono molto favorevole alle politiche di incentivazione dell’adozione presso le famiglie, ad oggi, probabilmente, è l’unica forma che potrebbe offrire una migliore condizione di benessere, con tutti i se e i ma del caso e ad una condizione: a) il tutore deve essere realmente sensibile e interessato all’animale; b) deve essere consapevole delle difficoltà insite nell’accudimento; c) deve essere disponibile ad una verifica sullo stato di salute in qualsiasi momento (ritengo insufficiente la certificazione veterinaria). Ma purtroppo, niente di tutto questo è garantito nella delibera di affido.
I tre punti sopra elencati rappresentano la base minima di verifica per l’affidamento che, a mio avviso, dovrebbe essere regolamentato in un periodo più esteso al fine di stimolare anche la partecipazione dei soggetti associativi o di singoli interessati alla redazione di un “regolamento comunale per l’affido” in cui si possano delineare criteri anche più stringenti.
Fatta la premessa, c’è da dire che, la soluzione adottata nella delibera di Giunta, purtroppo, non garantisce niente di tutto questo, anzi. L’affido dietro corresponsione di una lauta quota di 500 euro potrebbe in taluni casi – e la situazione di crisi che stiamo attraversando lo rende molto verosimile – favorire il cinismo di chi vede nell’iniziativa una ghiotta opportunità per intascare nell’immediato una comoda somma di denaro. E ci aggiungo, nel rischio di ignorare l’impegno nel lungo termine, di tempo e anche economico, che richiede l’affido.
Non voglio diffidare sulle buone intenzioni del consigliere delegato Melechì, al quale ho già denunciato la raccapricciante e insostenibile situazione che ho trovato all’interno del canile comunale durante una mia visita di verifica e sul quale ho chiesto un intervento immediato, ma non riesco a non leggere l’iniziativa politica, nella sua approssimazione, come l’avvio di certa forma di mercificazione istituzionale della tutela e del benessere degli animali.
Ad ogni modo, è ancora possibile rimediare. Credo, intanto, che vada mantenuta l’idea dell’adozione in famiglia, mantenuta la formula dell’incentivazione, ma riviste totalmente le modalità poste alla base dell’affido. Propongo qualche idea:
1. Assegnare l’incentivo sulle spese certificate. Il contributo deve essere offerto sulla base dei soldi effettivamente spesi per la cura e il mantenimento dell’animale. In questo modo, si potranno evitare tutte quelle ciniche mire interessate al denaro più che al benessere dell’animale.
2. Ridurre il contributo. L’incentivo non deve essere a copertura totale dei costi. La consapevolezza sul costo di mantenimento è importante per scoraggiare la ricerca di un cane come semplice capriccio;
3. Creare un fondo integrativo per la tutela degli animali. Si può creare utilizzando le risorse legate all’avanzo della riduzione dei contributi. Il fondo deve essere destinato per cura dei cani di quartiere, per gli interventi veterinari di controllo, per l’acquisto degli antiparassitari, per attività di sensibilizzazione e quant’altro possa favorire il benessere degli animali.
4. Verificare il permanere delle condizioni di benessere. Legare il mantenimento degli incentivi alla possibilità di effettuare verifiche sulle condizioni generali di stanzialità.
5. Ripartire in trimestri o quadrimestri le scadenze per la presentazione delle spese. Le spese devono essere effettivamente sostenute e documentate. L’incentivo non deve essere erogato quasi tutto e subito come previsto in delibera ma con una dilazione più equilibrata nel tempo.
Ovviamente nella proposta avanzata non vuole esserci esaustività. Lo considero solo un pronto intervento per scongiurare che un agire politico scarso di riflessione possa mortificare anche quella straordinaria operazione di sensibilizzazione che tante associazioni animaliste praticano come soluzione per sottrarre da quelle situazioni di malessere e di maltrattamento quei poveri animali indifesi, per scongiurare quella forma di mercificazione istituzionale sottesa nella delibera. Tuttavia, sono certo che la volontà di rimediare alla scelta operata rappresenterà, per certi versi, il vero volto dei propositi dell’amministrazione. Sono curioso. Vedremo.
Massimiliano Guerrieri
Consigliere d’opposizione del Comune di Guagnano
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