di Emanuela De Blasi | 17 Febbraio 2016
Sarà presentato oggi, dalla cooperativa sociale Telalab onlus in collaborazione con il Presidio del Libro di Ostuni, il libro “Ri tagli io” della salicese Graziella Lupo Pendinelli.
A coordinare la serata la prof. ssa Francesca Lopane, docente di filosofia presso il liceo classico “A. Calamo” di Ostuni.
«Ri tagl io è un libro fotografico in cui la narrazione di un tempo soggettivo si mescola ad altri tempi, attraverso incursioni su dettagli e frammenti di materia carpiti in un istante di luce, e di ombre; è un esperimento che spinge al contatto con la doppia posizione congiunta, di realtà e di passato, essenza della Fotografia. Ri tagl io provoca ad una pedagogia condivisa del vedere, quasi “imparare a vedere – abituare l’occhio alla pacatezza, alla pazienza, al lasciar-venire-a sé.” (F. Nietzsche)», spiega l’autrice.
Il libro ospita anche le riflessioni di Francesca Brencio, ricercatrice in filosofia della Western Sydney University (Australia) e membro del TORCH – The Oxford Research Centre in the Humanities – della University of Oxford.
«Ritagl-io si colloca al di fuori della bulimia dell’immagine e della velocità con cui essa deve essere consumata: esige tempo e uno sguardo, non occhiate; esige ascolto, sia per le parole attraverso cui le fotografie vengono accompagnate, sia attraverso la figura che esse ci offrono; esige spazio, perché un ritaglio comporta sempre un’eccedenza che viene tagliata e lasciata andare, lasciata cadere», scrive la Brencio nel suo “Di taglio in tagl-io. Memorie fotografiche di un viaggio fra radice e desiderio”.
La presentazione, che si terrà oggi alle 18 a Ostuni presso il bar MUNA, sarà, come dice la stessa autrice del libro, «una occasione privilegiata di attenzione alla fotografia attraverso la filosofia, attraverso gli itinerari che la dott.ssa Francesca Brencio vorrà proporre in un dialogo vivace e trasversale. Essi saranno caratterizzati da quel salto verso il vedere che fa del guardare un atto di conoscenza, riconoscimento e progetto. Non ogni guardare è un vedere, così come non ogni vedere è un riconoscere».
«Il salto dal guardare al vedere – continua – comporta un riposizionamento di colui che guarda all’interno delle relazioni e della conoscenza. Il fotografare arriva poi, quando la tecnica dà all’uomo la capacità di fermare sulla carta un’immagine».
«Dalla pittura alla contemporanea fotografia digitale, l’uomo vuole fissare su di un supporto ciò che ha visto, poiché ha saputo guardare, vedere e riconoscere. La fotografia si fa così progetto di relazione e dis-vela molteplici universi, andando anche a scrutare nelle profondità dell’animo umano e facendo del vedere un atto riflessivo (il vedersi) che si innesta nel vedere l’altro», conclude l’autrice del libro.
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