di Isabella Monte | 06 Settembre 2016
Lo scorso 4 settembre è stato presentato, alla 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nell’ambito della sezione Migrarti, “Farida”, il cortometraggio diretto da Mohamed Zouaoui e prodotto da Maria Irene Vetrano, in collaborazione con l’Associazione Culturale Anelito Invisibile e con il sostegno del MIBACT.
Il corto è stato girato tra Roma e il Salento, precisamente a Guagnano, Porto Cesareo e Leverano, con il patrocinio dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, dell’Ente Marina Protetta di Porto Cesareo, dei Comuni di Guagnano e di Porto Cesareo e delle Associazioni “Ciao Onlus” di Roma e “Un genitore per amico” di Prato, e il sostegno in fase di realizzazione dell’Istituto Comprensivo Giovanni Paolo II di Roma, la Capitaneria di Porto di Porto Cesareo e Gallipoli e professionisti e artisti salentini.
Le tematiche affrontate sono quelle dell’integrazione e della sua assenza, raccontate attraverso le storie di Farida e Fabien, la prima una bimba siriana, il secondo un piccolo rom.
La scuola, viene presentata, quindi, come fondamentale punto di snodo per il processo di integrazione del migrante.
Il cast, oltre che lo stesso regista Mohamed Zouaoui, si compone di: Maria Irene Vetrano, Benamara Miloud Mourad, Francesca Gangale, Fatima Zahra Chaddadi, Nicol Ripanucci, Abdel Mounim Chaddadi, Fabien Nicolici, i piccoli della 3B dell’istituto Giovanni Paolo II di Roma e numerosissime figurazioni selezionate nel Salento.
La colonna sonora è di Marco Werba, la fotografia di Mario Leclere, le scenografie ed i costumi di Valentina Nuccitelli.
L’attrice guagnanese Maria Irene Vetrano, nonché produttrice del corto e sceneggiatrice dello stesso insieme al regista Mohamed Zouaoui, raccontando il progetto ha spiegato: «La storia dei bambini che arrivano sui barconi sia a noi in realtà più vicina di quello che sembri, visto che con tali realtà siamo a contatto tutti i giorni e che l’integrazione del migrante o di colui che è considerato “diverso” sia sempre possibile nella nostra società. Entrambi i bambini protagonisti scappano dalla loro terra spinti dallo stesso bisogno e dallo stesso sogno: realizzare un futuro migliore e la triste storia di Farida che prende spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto diventa lo sfondo integratore e l’occasione per affrontare la tematica della diversità».
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