di Isabella Monte | 05 Maggio 2017
Un mese fa una signora di Squinzano di 70 anni, insegnante in pensione, viene ricoverata all’Ospedale “Perrino” di Brindisi reparto di Ostetricia ginecologia per disturbi all’apparato riproduttivo interno.
Dopo una serie di accertamenti (ecografie, isteroscopia e risonanza magnetica) l’equipe medica decide di eseguire una istero-annessiectomia, ossia asportazione dell’utero con la tecnica della laparoscopia.
Inizio dell’intervento era previsto per le ore 8.40 ma viene posticipato alle 10.50, forse per indisponibilità della sala operatoria.
La paziente torna in stanza alle ore 17.40 dopo ben 7 ore.
I medici sostengono che durante l’intervento ci sono state difficoltà tecniche aggravate dalla perdita di un manipolo (parte di uno strumento chirurgico) all’interno della paziente, recuperato alla fine dell’operazione. Giunta in camera, la signora ha ripreso conoscenza con il sollievo dei parenti, invitati poi ad uscire dalla stanza per il cambio lenzuola. Poco dopo le operatrici hanno dato l’allarme per uno svenimento della paziente, e solo con un massaggio cardiaco si è evitato il peggio. Da quel giorno è in stato di coma, ricoverata a “Villa Verde”.
Il figlio della paziente si è rivolto all’avvocato Maria Argia Russo per fare chiarezza sulle modalità con la quale si è svolta l’operazione, con il conseguente sequestro della cartella clinica posta all’attenzione della procura di Brindisi.
A parere dei medici, l’arresto cardiocircolatorio è stato causato da una pregressa brachicardia. Tuttavia la famiglia sostiene che la donna non aveva mai sofferto di patologie cardiache.
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