Cultura /
di Stefano Monte | 15 Febbraio 2024
L’anticonformismo è come una fenice: risorge dalle ceneri del conformismo, solo per essere divorato dalle sue stesse fiamme.
Pasolini, con la sua lucida intelligenza, aveva già intuito questo paradosso. Negli anni ’70, osservava con amarezza la mercificazione della cultura giovanile e la cooptazione dei simboli di ribellione da parte del sistema capitalistico.
“La sottocultura al potere ha assorbito la sottocultura all’opposizione e l’ha fatta propria”, scriveva Pasolini. La ribellione diventa moda, l’anticonformismo diventa mainstream, e la trasgressione si trasforma in un prodotto da vendere.
Ma la vera ribellione non si può comprare. Non si può ingabbiare in una tendenza o in un prodotto. La vera ribellione è un atto di creazione individuale, una scelta di vita autentica e consapevole.
È come una scintilla che può incendiare la prateria, o come un’onda che può abbattere le dighe del conformismo.
L’anticonformismo non è una moda, è una necessità. È l’esigenza di esprimere la propria individualità, di vivere secondo i propri valori, di rifiutare le imposizioni di una società che tende all’omologazione.
In un mondo dominato dal conformismo, l’anticonformismo è l’unica vera forma di libertà.
E come la fenice, dalle ceneri del conformismo, l’anticonformismo risorgerà sempre.
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