di Valentina Perrone | 29 Giugno 2015
Altre due medaglie d’oro per il guagnanese Carlo Calcagni. Le ha conquistate nei Campionati Italiani di Ciclismo Paralimpico andati in scena il 27 e il 28 giugno a Levico Terme e Pergine Valsugana, in Trentino, trionfando nella cronometrata e nella gara in linea della categoria Triciclo (MT2), a soli 20 giorni di distanza dall’altro duplice oro conquistato a Maniago (PN) nella prima tappa della Coppa del Mondo 2015 di Ciclismo Paralimpico.
L’atleta di Guagnano ha vinto ancora, dando nuovamente prova del suo coraggio e della sua grande voglia di vincere, nello sport come nella vita. Affetto da una grave malattia degenerativa invalidante contratta nel 1996 in Bosnia Herzegovina durante una missione militare, il Colonnello del Ruolo d’Onore in servizio presso la Scuola di Cavalleria di Lecce ha dedicato le sue vittorie, anche stavolta, a chi soffre a causa della malattia.
Toccanti le parole che ha scritto sulla sua pagina di Facebook a commento dei nuovi traguardi: «Ho vinto! Santo Cielo, ho proprio vinto! Mano sul cuore, inno di Mameli e sono sul gradino più alto del podio. Il cuore sembra voler uscire dal mio petto, le lacrime scendono veloci, mio malgrado. Non so come abbiano fatto le mie gambe a muoversi così veloci. Ripenso e rivivo ogni istante. L’ospedale, le terapie violente, l’immunoterapia. E poi il freddo, i brividi, lo shock e la febbre alta. Ma io dovevo tornare a casa, non potevo mancare al mio appuntamento. I miei bambini capiranno un giorno che è anche per loro che corro questi rischi? E i miei commilitoni che si stanno lasciando morire, sentiranno il mio messaggio? Non voglio che i miei figli, i miei amici mi considerino un contenitore di malattie. Non voglio che il dolore e la sofferenza fisica facciano soccombere il mio spirito oltre il mio corpo. Pedalo.. Pedalo.. Pedalo.. Il cuore sembra uscire dal mio petto, il respiro si fa corto. Ma quando la fatica arriva al culmine, ecco, finalmente sto meglio. Sono belle le lacrime, hanno un buon sapore. Sanno di libertà, sanno di gioia. Sanno di vittoria». A causa della malattia, contratta per aver inalato metalli pesanti durante i bombardamenti con uranio impoverito, nel 2012 l’atleta, oggi 47enne, ha dovuto dire addio alla florida carriera agonistica che lo ha visto campione innumerevoli volte. Si sottopone quotidianamente a complesse terapie farmacologiche senza mai rinunciare al sorriso e alla voglia di vivere.
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